Il potere trasformativo della cultura del feedback in azienda.
Aggiornamento: 25 set
I vantaggi motivazionali sottovalutati.
E’ lunedì mattina, e Piero, il Ceo sta entrando in azienda. E’ una giornata importante perché deve presentare una nuova strategia. Lascia le sue cose sulla sua scrivania e corre nella sala riunioni dove l'aria vibra di energia positiva, nonostante il suo piccolo ritardo. Prende subito la parola per presentare la nuova strategia e, improvvisamente, una giovane stagista alza la mano. Con voce ferma ma rispettosa, offre una prospettiva completamente diversa. Il CEO sorride, annuisce e ringrazia per l'input prezioso. La riunione viene interrotta, l’indicazione è interessante e serve raccogliere dati per rimpostare il lavoro. Benvenuti nel mondo delle aziende che hanno abbracciato la cultura del feedback.
Nel panorama aziendale odierno, mutevole e complesso, la cultura del feedback è come l'aria: invisibile ma essenziale per la sopravvivenza e la crescita di un'organizzazione.
In SI FA! lavoriamo per creare un mondo dove le persone, insieme, raggiungono risultati che da sole non avrebbero mai potuto raggiungere. Senza il feedback sincero e immediato questo non è possibile. Infatti, è proprio grazie a questo ambiente in cui si danno e si ricevono feedback che si genera un flusso continuo di informazioni centrate sulla performance. L’ascolto e il confronto diventano la via per la comprensione reciproca, per trovare un passo comune del fare insieme.
In questa cultura, ogni voce conta. Dal CEO all'ultimo arrivato, tutti partecipano a questo scambio di percezioni, idee e suggerimenti. È come una danza collettiva dove ogni passo contribuisce alla coreografia finale.
Chi di noi non vorrebbe questo nella sua azienda? Eppure… spesso manca! Perché? Cosa lo rende difficile?
Le complessità del feedback
Dalla nostra esperienza, ci sono diverse ragioni che rendono complessa l’operazione del feedback:
Il fattore umano. Siamo esseri emotivi. Ricevere feedback può toccare corde sensibili, attivare insicurezze o ego. Il nostro cervello emotivo può reagire a un feedback negativo come se fosse una minaccia fisica, attivando meccanismi di difesa.
La diversità di prospettive. Ogni persona vede il mondo attraverso la propria lente unica. Questa diversità di prospettive può portare a interpretazioni molto diverse della stessa situazione. È come se tutti indossassimo occhiali con lenti di colori diversi
Il potere della vulnerabilità. Aprirsi al feedback significa mostrarsi vulnerabili. In un mondo aziendale che spesso premia la "forza", questo può sembrare controintuitivo. Tuttavia, la vulnerabilità è un potente catalizzatore per connessioni autentiche e crescita personale.
La capacità comunicativa. Trovare le parole giuste, il tono appropriato, il momento opportuno è un'arte. Le parole hanno un impatto enorme e la differenza tra un feedback costruttivo e uno distruttivo può essere sottile.
La resistenza al cambiamento. Il feedback spesso implica la necessità di cambiare, e il cambiamento fa paura. La nostra zona di comfort è... comoda! L'inerzia psicologica e la paura dell'ignoto possono ostacolare l'accettazione del feedback.
La cultura organizzativa. Trasformare una cultura esistente è come cercare di cambiare la direzione di una grande nave: richiede tempo, sforzo e pazienza. Le abitudini consolidate in un'organizzazione sono come correnti oceaniche: potenti e difficili da contrastare. Il cambiamento deve essere graduale e coinvolgere tutti i livelli dell'organizzazione.
La prima cosa che possiamo notare è che sono tutte ragioni che giocano sulla nostra competenza soft, non riguardano la capacità tecnica, ma la nostra capacità di collaborare e di fare insieme.
La storia del feedback
Per capire l'importanza del feedback, dobbiamo tornare indietro nel tempo ai primi Homo sapiens. Quando uno provava ad accendere il fuoco e l'altro grugniva di approvazione o disapprovazione, stavano già utilizzando il feedback.
Tutte le volte che un uomo ha fatto presente ad un altro come stava performando ha sperimentato l’arte del feedback.
Ma con l'avvento delle fabbriche, il feedback è diventato più strutturato. "Troppo lento, operaio!" era il mantra dei capireparto. Non proprio il massimo dell'empatia, ma questa è la nostra storia! Con Taylor poi il feedback diventa anche scientifico grazie a numeri e grafici, non dipende più esclusivamente dalla percezione del capo.
Negli anni '60, Douglas McGregor introduce la Teoria X e Y, suggerendo che il modo in cui diamo feedback influenza il comportamento delle persone. Una rivelazione scioccante che cambierà tutto l’approccio della gestione delle risorse umane: trattare le persone come esseri umani funziona meglio che trattarle come ingranaggi! Questo ha permesso di capire che esiste una correlazione significativa tra motivazione e leadership delle persone. Oggi, una buona cultura del feedback garantisce una buona motivazione dei collaboratori.
I vantaggi motivazionali del feedback
Ti sembra poco? Io non credo. Il feedback ha un grosso potere motivazionale:
· Rende visibile riconoscimento e apprezzamento. Il feedback positivo è come un applauso personalizzato per un proprio comportamento. E’ sentirsi dire “Ottimo!” E chi non lo desidera dopo aver completato con efficienza quel report noioso? Inoltre il riconoscimento attiva il circuito della ricompensa nel cervello, rilasciando dopamina, il neurotrasmettitore che ci fa percepire piacevole un esperienza.
Chiarisce l’obiettivo. Il feedback ci aiuta a capire cosa si sta facendo bene e cosa si può migliorare. Questa chiarezza riduce lo stress e aumenta la sicurezza. Non ha più senso chiedersi “Sto facendo la cosa giusta?"
Rende la persona consapevole della sua crescita e dei suoi progressi. E’ come registrare su un quaderno ogni singolo miglioramento, spinte gentili per vincere la fatica del cambiamento.
Favorisce l’autonomia e la responsabilità. Perché se il feedback funziona bene ed è bidirezionale, non c’è più comando ma obiettivo da raggiungere insieme.
Ci ridona la dimensione di persone. Grazie al feedback sincero e costruttivo dei colleghi, non dobbiamo più temere di essere vulnerabili e possiamo mostrarci per quello che siamo. Come direbbe un facilitatore esperto: "Nel mondo del feedback, non esistono errori, solo opportunità di apprendimento”... ed io amo aggiungere che occasionalmente il feedback regala , momenti di imbarazzo esilarante! Ti stai chiedendo cosa te ne fai dell’imbarazzo? Se lo sai trasformare in leggerezza, se impariamo a riderci un poco su, favoriamo il piacere di stare anche nelle situazioni complesse.
Da dove partire
La cultura del feedback è un potente motore di crescita e innovazione nelle organizzazioni moderne. È come l'olio che lubrifica gli ingranaggi di una macchina complessa: senza di esso, tutto si inceppa e si surriscalda. Tuttavia, come visto, questa operazione non è semplice. Non è un interruttore che si può semplicemente accendere, ma un muscolo che va allenato giorno dopo giorno.
In SI FA! lavoriamo con aziende che stanno investendo su questa cultura e sappiamo quanto sia difficile essere costanti. Per questo proponiamo ai nostri clienti di creare pratiche personalizzate che aiutano i collaboratori a sostenere la fatica. È un grande investimento che facilita un ambiente di lavoro più soddisfacente e motivante per tutti, guadagnando in termini di innovazione, engagement e risultati.
Ecco alcuni passi concreti che puoi intraprendere già da oggi:
Inizia da te stesso: chiedi attivamente feedback ai tuoi colleghi e superiori.
Crea spazi sicuri per lo scambio di feedback, dove le persone si sentano a loro agio nell'esprimersi.
Celebra i momenti in cui il feedback porta a miglioramenti tangibili.
Investi nella formazione sulle competenze soft di comunicazione e ascolto attivo.
Quindi, la prossima volta che entrerai in ufficio, chiediti: "Che feedback posso dare oggi? E quale posso chiedere?" Potresti essere sorpreso di come queste semplici domande possano innescare un cambiamento profondo e duraturo nella tua organizzazione.
La cultura del feedback è più di una pratica aziendale: è una filosofia che mette le persone e la loro crescita al centro. E in un mondo in rapido cambiamento, questa potrebbe essere la chiave non solo per sopravvivere, ma per prosperare.
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