Ricaricare, riflettere, ritrovarsi: il ritmo che ci guida nel fare impresa
- Lucia Benatti
- 5 set
- Tempo di lettura: 8 min
In SI FA! l’estate non è una parentesi: è parte del lavoro Rallentiamo per rigenerarci e a settembre ci riallineiamo insieme
Fare impresa non significa soltanto produrre risultati: significa scegliere consapevolmente come costruire un’organizzazione. Sempre più realtà sentono il bisogno di andare oltre modelli tradizionali basati su controllo e gerarchia, per dare spazio a pratiche che mettano al centro le persone, la loro interezza e un proposito condiviso. Scegliere tempi di rigenerazione, creare momenti di ascolto reciproco, rileggere i valori che guidano il lavoro non è un lusso, ma un modo per rendere sostenibile lo sviluppo.
È qui che un’organizzazione si scopre viva, capace di rigenerarsi e di trasformare le sfide in opportunità di crescita.

Ogni estate ci concediamo un tempo di pausa, un tempo che non è solo vacanza ma una vera e propria scelta organizzativa.
La ricarica delle energie, la possibilità di stare con i nostri figli, di coltivare i nostri interessi e di dedicarci allo studio e alla riflessione, è parte integrante del nostro modo di lavorare. Da settembre a giugno concentriamo il grosso delle attività, mentre l’estate rimane il nostro spazio di rigenerazione; dove garantiamo comunque un presidio essenziale e pianifichiamo in anticipo con i nostri clienti/partner le attività critiche.
Questa decisione non è casuale: è il frutto del modello organizzativo che abbiamo scelto di adottare in SI FA!. Un modello che mette al centro la persona, la sua pienezza, la capacità di autorganizzarsi e di orientarsi al proposito evolutivo, più che a rigidi schemi di comando e controllo.
Il nostro modo di fare impresa
Quando abbiamo scelto il nostro modello organizzativo, abbiamo deciso di abbracciare un paradigma diverso da quello tradizionale. Ci siamo scelti perché animati da un motore comune: volevamo lavorare per dare forma a ciò in cui credevamo, guidati da un forte proposito condiviso: trasformare le sfide in opportunità di crescita collettiva, perché crediamo fermamente che quando le persone uniscono le loro forze e le loro menti, possono raggiungere risultati che da soli sarebbero inimmaginabili.
Siamo partiti da ciò che per noi conta davvero: i nostri valori. Ci siamo chiesti cosa volevamo vedere accadere e, con la stessa chiarezza, cosa assolutamente non doveva far parte del nostro fare impresa. Per esempio, per noi non è accettabile ritirarsi di fronte alla complessità o rifugiarsi nella zona di comfort. Preferiamo sperimentare in piccolo, imparare in fretta e condividere ciò che funziona.
Abbiamo studiato, esplorato modelli già teorizzati e preso spunto da esperienze altrui. Da lì abbiamo trovato una linea guida in cui ci siamo riconosciuti e da cui abbiamo tratto gli elementi essenziali per delineare il nostro modo di fare impresa.
Ci siamo ispirati al modello Teal, ma non ci siamo fermati alla teoria: lo abbiamo tradotto in regole, principi, pratiche e rituali che rendessero concreto il nostro intento.
In questo modo il nostro modello non resta un’elegante cornice concettuale, ma prende vita nei gesti quotidiani, nel lavoro e nelle relazioni.
Per noi:
il controllo lascia spazio all’autorganizzazione;
le persone portano la loro interezza, senza maschere e con autenticità;
il proposito evolutivo diventa la bussola che orienta scelte e direzioni.
Da qui nasce anche la volontà di dare forma a un obiettivo organizzativo che non tenga conto solo del fatturato, ma che si definisca anche in base ai bisogni delle persone che ne fanno parte. Per questo abbiamo scelto di ritagliarci momenti di ozio, di ricarica, di studio: tempi che non consideriamo “morti” o improduttivi, ma fondamentali per dare valore a ciò che facciamo e a come lo facciamo. Ecco perché durante l’estate il nostro carico di lavoro si alleggerisce: stacchiamo la spina, senza sensi di colpa, ma con la consapevolezza che questa scelta ci permette di tornare con più energia, lucidità e motivazione.
Il tempo sospeso che apre nuove prospettive
Personalmente questo tempo estivo è stato un’occasione preziosa per dedicarmi ad approfondire l’aspetto spirituale della nostra esistenza.
“Quando non sei centrato nell’essere in modo consapevole, il pensiero è solo rumore.” Eckhart Tolle
Per me questo non è “altro” dal lavoro, è il modo in cui ritrovo senso e qualità nelle scelte quotidiane, un invito a spostare lo sguardo dall’ego al senso profondo che abita la vita.
Se non siamo radicati in una connessione più profonda, rischiamo di vivere il nostro agire quotidiano come una sequenza di compiti vuoti, guidati da pensieri automatici e distratti.
Ritrovare il contatto con l’essere significa invece dare respiro e senso a ciò che facciamo: trasformare il lavoro da esecuzione a contributo, da routine a possibilità di creare valore.
In questo modo la pausa estiva non è solo rigenerazione personale, ma anche nutrimento per il lavoro collettivo. Quando torniamo centrati, ciò che nasce dalla nostra ricerca interiore non resta confinato alla sfera privata, ma diventa linfa per l’organizzazione: arricchisce la creatività, stimola nuove prospettive, ci invita a guardare oltre ciò che già conosciamo.
È come un movimento a spirale: ogni curiosità coltivata, ogni approfondimento, ogni esperienza vissuta nella sfera personale ritorna nel lavoro con nuove domande, nuovi significati, nuove possibilità. Questo processo accresce il potere trasformativo di ciò che offriamo, perché lo nutre di autenticità e di pienezza. E allo stesso tempo alimenta la nostra voglia di esplorare, di andare oltre i confini già tracciati, di cercare sempre modi nuovi per dare forma al nostro proposito.
Ripartire insieme: il nostro ritiro di agosto
È proprio dopo questa pausa rigenerativa che scegliamo di ritrovarci, come persone e come organizzazione. Da anni lo facciamo con un ritiro estivo: tre giorni in cui ci immergiamo in uno spazio condiviso per riallinearci, guardarci negli occhi e definire con chiarezza la direzione verso cui andare.
Quest’anno siamo stati ospiti dell’Ecovillage & Sanctuary, a Bordei, nelle Cento Valli. Un luogo che non offre stimoli artefatti, ma autenticità: il silenzio delle montagne, l’essenzialità della natura, l’accoglienza semplice. Un contesto che invita a scendere in profondità, ad abbandonare le distrazioni quotidiane e a dedicarsi a ciò che conta davvero.
In questo ambiente abbiamo trovato lo spazio per rivedere strategie, riallineare obiettivi e, soprattutto, per praticare l’ascolto reciproco. Abbiamo celebrato i traguardi raggiunti, nominato i “rami secchi” da tagliare, perchè tagliare ciò che non serve più libera energie per ciò che conta, e vissuto i momenti di autovalutazione peer-to-peer, dove ognuno mette sul tavolo il proprio percorso e riceve feedback colleghi. Non giudizi, ma specchi: restituzioni sincere che richiedono coraggio e generano fiducia. Pratichiamo anche un momento di “sensemaking lento”: raccogliamo segnali e prospettive prima di convergere sulle decisioni.
Da Bordei, siamo usciti con alcune preziose decisioni chiare, un paio di proposte nuove da sperimentare e un piano d’azione ben strutturato con momenti di verifica e monitoraggio.
In questi momenti non guardiamo solo ai risultati raggiunti, ma ci chiediamo anche quanto i nostri comportamenti siano stati coerenti con i valori che ci guidano e con la governance che abbiamo scelto come struttura comune.
È un esercizio che ci permette di rileggere come stiamo dentro l’organizzazione, se ciò che abbiamo tracciato continua ad appartenerci e se ci sentiamo ancora parte viva di quel patto. Da lì emergono riflessioni preziose: ciò che funziona e ci sostiene, ma anche gli spazi in cui sappiamo di dover ancora crescere, come individui e come collettivo.
I valori come bussola
I valori, per noi, non sono mai slogan da appendere al muro. Sono la bussola che guida le scelte quotidiane, la lente attraverso cui valutiamo non solo cosa facciamo, ma soprattutto come lo facciamo.
Non basta enunciarli: devono essere sentiti e incarnati da chi vive l’organizzazione, altrimenti si trasformano in frustrazione, in distanza tra ciò che dichiariamo e ciò che realmente sperimentiamo.
Nel nostro lavoro ci è capitato di incontrare aziende che avevano valori dichiarati come: autenticità – responsabilità - collaborazione, scritti con cura e dal suono nobile. Ma nei gesti quotidiani quei valori restavano gusci vuoti, percepiti dai collaboratori come lontani, persino in contraddizione con l’esperienza reale di lavoro. Questo disallineamento non solo non orientava, ma diventava motivo di smarrimento e sfiducia.
In quei casi, ripartire dai valori e coinvolgere le persone nel chiedersi: “a che tipo di organizzazione sentiamo di voler appartenere?” e “quali pratiche ci aiutano davvero a muoverci in quella direzione?” si è rivelato un passaggio trasformativo. Ha permesso di intraprendere con consapevolezza il viaggio del cambiamento e di radicare ogni evoluzione in un terreno condiviso, autentico, sentito.
Per questo ogni anno, anche in SI FA!, ci fermiamo a rileggere i nostri valori, a chiederci se ci appartengono ancora, se ci riconosciamo in essi e se orientano davvero il nostro modo di agire. Nasce dalla domanda: “Dove lo abbiamo visto in azione, nell’ultimo anno?”.
È un processo che richiede sincerità e responsabilità, ma che ci permette di mantenere allineati il nostro fare, le nostre relazioni e la direzione che vogliamo dare al futuro.
Oltre il risultato: creare le condizioni per crescere insieme
Molte organizzazioni hanno un forte orientamento al risultato, il che è legittimo nel voler garantire la continuità e la stabilità dell’azienda. Spesso, però, questo orientamento non è accompagnato da principi e pratiche capaci di creare le condizioni perché le persone che vivono l’organizzazione si sentano davvero motivate e ingaggiate nel contribuire a raggiungerlo.
Quando manca questo equilibrio, il rischio è che si consolidino modelli ancora molto direttivi, centrati sul controllo e su soluzioni tampone per affrontare le difficoltà che emergono nel quotidiano, senza una visione condivisa capace di generare senso e direzione e senza una competenza diffusa per stare e gestire la crescente complessità delle sfide.
Nelle organizzazioni che non hanno tra gli obiettivi anche quello di creare il contesto per far fiorire i talenti dei propri collaboratori, per allenare all’autonomia, per stimolare il confronto e la collaborazione, è facile incontrare persone demotivate, un calo della creatività e dell’innovazione, una crescita delle inefficienze operative e un diffuso spreco di energie.
Questa è la ragione per cui tra i nostri obiettivi c’è sempre un’attenzione nel creare le condizioni perché le persone abbiano voglia di continuare a contribuire al meglio delle proprie possibilità, per apprendere dalle sfide e crescere in un contesto che richiede adattività, capace di coltivare le possibilità emergenti. Non è “al posto di”, è “insieme a”: risultati e condizioni che li rendono sostenibili. Questo approccio ci permette di essere presenti meglio, non di meno.
Significa costruire un’organizzazione in cui ciascuno possa portare la propria interezza, assumersi responsabilità, contribuire al bene comune e ritrovare un significato autentico nel proprio agire quotidiano.
È qui che avviene il vero cambio di paradigma culturale: dal controllo alla fiducia, dalla gerarchia alla responsabilità condivisa, dall’esecuzione cieca alla ricerca di direzioni evolutive.
Non un restyling, ma un processo evolutivo
Cambiare organizzazione non è fare un restyling. Non si tratta di cambiare le etichette ai ruoli o di introdurre nuove procedure. È un processo evolutivo che richiede coerenza, tempo e l’impegno di tutte le parti coinvolte.
In SI FA! lo viviamo come un cammino: a volte più lineare, a volte più complesso. Ci confrontiamo con i conflitti, li accogliamo come opportunità di crescita. Pratichiamo feedback autentici e feedforward. Ci fermiamo regolarmente a rileggere il percorso fatto e a ridefinire i passi successivi.
Quello che ci guida non è la ricerca di efficienza fine a sé stessa (preferiamo la coerenza alla perfezione), ma la volontà di restare fedeli al nostro proposito evolutivo: portare alle persone e alle organizzazioni strumenti e competenze per trasformare il proprio potere personale in esperienze significative di collaborazione.
È da qui che ripartiamo: con chiarezza rispetto a dove vogliamo andare, con linee tracciate da sperimentare insieme, ognuno con la propria sfida da abbracciare per continuare a contribuire alla crescita di SI FA!.
Per noi il senso del cambiamento non sta nel rincorrere modelli astratti, ma nel costruire, passo dopo passo, un’organizzazione che sappia restare viva, umana e orientata al futuro.
Questo modo di fare organizzazione ci sostiene e ci accompagna nella crescita, come persone e come collettivo. Non è sempre facile, ma è genuino.
Ed è con questa energia che torniamo, pronti a ricominciare un nuovo anno di lavoro: carichi di fiducia, motivazione e desiderio di continuare a far evolvere insieme ciò che siamo.
